Quanta nostalgia dei simpatici personaggi di Guareschi che rappresentavano una società che non c'è più, semplice e onesta con ruvidi scontri e calorose strette di mano. Don Camillo forse è ancora vivo ma Peppone è morto, come scrive Giuseppe Ghini su La Voce del 25 febbraio 2005:
<...Diliberto, leader dei Comunisti Italiani, annuncia che il suo partito intende contribuire al programma dell'Unione proponendo l'introduzione del matrimonio fra gay...Nel 1949 il Pci espulse Pier Paolo Pasolini a causa della sua omosessualità...difendeva la famiglia tradizionale e la sua unità, quasi a gara con la Chiesa cattolica, anzi, accusando la Dc di non fare abbastanza per la tutela della maternità...Da dove è scaturita la decisione del Pci a favore del divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia e di ogni tipo di fecondazione artificiale? Il fatto è che il comunismo non ha una morale. La sua morale è il bene del Partito. E al bene del partito va sacrificata ogni cosa...Nel dopoguerra era conveniente per il Pci la difesa della famiglia tradizionale, soprattutto per attirare l'elettorato femminile piuttosto tradizionale. Oggi sembra conveniente la difesa dell'orgoglio omosessuale...Peppone era un comunista del dopoguerra. Ciò che però lo rende universale è che era un comunista incoerente...il suo vivere è orientato da una costellazione di valori che è al di là del partito, e, quando occorre, egli sa andare contro gli interessi del partito...Spiacenti Peppone è morto. C'è rimasto Diliberto.>