Il Fassino furioso

Sarà che l' "affare" Telekom Serbia è un sasso nello stomaco difficile da digerire per i politici italiani che governavano in quegli anni ed un pugno in faccia alla corretta collaborazione fra i popoli. Sarà che le trappole ed i trabocchetti, messi in atto dalla sinistra italiana per fare lo sgambetto al Cavaliere ( che resta saldo in sella più che mai ), non hanno funzionato e non funzioneranno. Sarà che è tirato da tutte le parti dalla sua composita coalizione, ma anche il buon Fassino ha perso la testa e ha lanciato scomposti sproloqui.

 Quale segretario del partito di maggioranza di una così variegata alleanza non avrebbe "dato i numeri" di fronte ad una situazione talmente complicata e deludente? Nessuno. Tant'è che il nostro "spilungone" si lasciato andare ad una accusa contro il Presidente del Consiglio talmente surreale che la sua gravità passa in secondo piano. Affermare che il mandante di Marini ( colui che ha tirato in ballo le tangenti, vere o presunte lo dimostreranno i giudici, dei ministri in carica a quel tempo ) "...sta a Palazzo Chigi..." è un segnale di delirio politico che fa più pena che rabbia. Anche Berlusconi avrebbe potuto dichiarare la stessa cosa in riferimento alla vicenda SME, però certe cose si possono pensare ma non esprimere apertamente se non si hanno prove schiaccianti su quello che si vuole affermare. Altrimenti una querela grande come una montagna è il minimo che ci si può aspettare, oltre che ad un discredito politico senza fine ed al ridicolo. Però è stato lui a querelare "Il Giornale".  Ma il caro Piero ha continuato a navigare nel suo mondo immaginario e dopo queste farneticazioni del 30 agosto 2003 alla Festa dell'Unità di Bologna si lascia andare ad altre fantasie. Dopo qualche tempo afferma che "...ormai siamo maggioranza nel paese...", ma i risultati delle elezioni provinciali del 26 ottobre in Trentino ed i sondaggi parlano chiaro e senza "lingua biforcuta": la Casa delle Libertà cede sì due o tre punti ma è ancora in vantaggio. Poi, il 20 dicembre, dopo la conferenza stampa di fine anno del capo del governo, dice che Berlusconi "...dipinge una Italia che non c'è...". Poverino, si confonde con quella di quando lui era sottosegretario agli esteri.