Dopo essere stato eletto presidente della Camera dei Deputati, primo comunista della storia italiana, Fausto Bertinotti è stato invitato alla trasmissione televisiva Porta a Porta condotta da Bruno Vespa. Il titolone di sfondo era appunto "compagno presidente" ed il neoeletto si è dimostrato orgoglioso di ciò. Non solo, durante l'intervista ha esternato le non mai nascoste simpatie per il subcomandante Marcos. Non ricordo se ha poi spiegato come possa conciliare il suo pacifismo con un guerrigliero, come lo era il "Che" altro simbolo dei pacifinti, ma non credo proprio che lo abbia fatto. Nel suo iter parlamentare ha inaugurato la nuova definizione di "deputato" al posto di onorevole come si usava, non c'è niente di male ma sa tanto di rivoluzione francese.
Anche il nuovo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è un ex comunista e per quanto cerchi di essere imparziale la sua anima da "compagno" emerge in ogni sua dichiarazione ed in ogni suo gesto. Vedremo al momento opportuno se saprà garantire l'opposizione in modo imparziale.
Purtroppo le prove di questa apparizione dell'anima comunista di Napolitano non tardano a venire e la prima vittima è la povera Eluana Englaro che il Presidente avrebbe potuto salvare ma non lo ha voluto. Poi nel finale del settennato ha compiuto i suoi capolavori negativi, volendo prima a tutti i costi mettere in piedi il governo Monti. In una vera democrazia quando un governo non ha più i numeri si ridà la parola al popolo sovrano e si torna al voto, non si mettono in atto inciuci o pastrocchi vari. Invece Napolitano ha messo in piedi un governo dei cosiddetti tecnici (una forzatura lessicale perchè un tecnico è tale solo quando esercita il suo mestiere, altrimenti è un politico a tutti gli effetti) che ha operato un vero disastro, tutti i dati economici e sociali lo confermano: la pressione fiscale è schizzata dal 42% al 45, la disoccupazione dall’8 all’11, il pil è precipitato al 2,8. Peggio di così! Ora in questa assurda vicenda della formazione del nuovo governo Napolitano ha fatto il Pilato e si è inventato i “dieci saggi” per passare la patata bollente al nuovo Presidente. Ma la nomina di questi saggi è una cosa inutile perchè per stendere i programmi politici non c’è niente di meglio dei partiti, il loro compito è principalmente questo, e poi questi dieci punti scelti dovranno per forza essere votati dai partiti, allora che senso ha avere perso questo tempo? Se avesse voluto concludere il suo settennato con uno slancio d’orgoglio Napolitano avrebbe dovuto dire a Bersani, senza mezzi termini: “o ti accordi con Berlusconi o dò l’incarico a Renzi”.